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CRISPR scende in campo

Serve sempre un atto di coraggio per scommettere sul cavallo che si ritiene essere vincente. Pfizer e Moderna hanno scommesso sul cavallo che si chiama “vaccini ad mRNA”, che fino a pochi anni prima veniva ritenuto un esemplare dalle scarse possibilità di vittoria.
Il mondo intero, pur sapendo di avere un probabilissimo fuoriclasse della diagnostica, non ha voluto puntare tutto su CRISPR, come rimpiazzo della tradizionale PCR, per eseguire tamponi molecolari. Sarebbe stato un passaggio di consegne storico, la nuova ed innovativa tecnica di biologia molecolare, valsa il Nobel alla Chimica 2020, che riceve il testimone dalla collega vincitrice dello stesso riconoscimento nel 1993.

Brevemente: la PCR (Polymerase Chain Reaction) permette di amplificare, cioè moltiplicare, frammenti di materiale genetico noto e quindi di evidenziare la presenza, ad esempio in un tampone, di tracce biologiche specifiche. Oltre a tracce microbiologiche può essere ad esempio utilizzata in medicina legale, “test del DNA”, o per l’individuazione di cellule tumorali; CRISPR (Clustered Regularly Interspaced Short Palindromic Repeats) è essenzialmente un enzima programmabile, Cas, a cui viene assegnata una sequenza di RNA guida, come bussola. Questo enzima può avere differenti funzioni: trova-taglia, trova-sostituisci, trova-evidenzia e molte altre ancora in via di sviluppo, con impieghi pressoché infiniti. Affidando ad un Cas trova-evidenzia una sequenza identificativa di Sars-CoV2 si ottiene una sonda praticamente infallibile, un tampone capace di identificare il virus anche se presente con bassissima carica virale. 

La prossima scommessa riguarda la futura classe di antivirali e, proprio in virtù della programmabilità estrema, di impiegare CRISPR in questo ambito. In particolare, un enzima Cas trova-taglia che andrebbe ad identificare il genoma virale e ad interromperlo, impedendo la riproduzione del virus e la conseguente infezione. Tale applicazione è la più naturale possibile per la tecnologia, CRISPR è infatti una macchina molecolare presa in prestito dai batteri che ne fanno uso proprio come un’arma di difesa contro le infezioni fagiche.
Segnali che evidenziano come si vada in questa direzione arrivano da uno dei padri della tecnologia, Feng Zhang del MIT – Broad Institute, che già nel 2019 con un lavoro pubblicato su Molecular Cell aveva mostrato in vitro come utilizzare l’enzima Cas13 per inibire in modo programmabile i virus a RNA. Strategia applicata prima sui virus influenzali e poi su Sars-Cov2 da Stanley Qi, Stanford University, e rinominata PAC-MAN (Prophylactic Antiviral CRISPR in huMAN cells).
Il passo successivo viene eseguito nel febbraio del 2021, come si evince dalla rivista Nature, ad opera del gruppo di ricerca di Philip Santangelo, Georgia Institute of Technology – Emory University di Atlanta. Nello studio in vivo presentato, topi e criceti infettati con influenza e Sars-Cov2 vengono trattati con specifici Cas13 somministrati per inalazione, aerosol.
Ora arriva la parte più delicata, il passaggio alla fase clinica, cioè alla sperimentazione sull’uomo. I risultati fanno ben sperare per una nuova e super efficace classi di farmaci.

Fonti:

Comparso su Agenzia Eventi

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