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Lei fu l’inizio

Per anni le biotecnologie sono coincise proprio con Genentech, il nome dell’azienda è l’acronimo di Genetic Engineering Technology e ripercorrendo gli avvenimenti che la coinvolgono si ha uno spaccato della visione biotecnologica del tempo.
Storia narra che Stanley Cohen, un esperto di plasmidi resistenti ai farmaci, e Herbert Boyer, un esperto di endonucleasi di restrizione (enzimi in grado di tagliare il DNA), si incontrarono a una conferenza a Honolulu nel 1972 e decisero di collaborare. L’anno seguente verrà pubblicato l’articolo che mostra al mondo l’impiego del DNA ricombinante, cioè DNA ottenuta artificialmente dalla combinazione di materiale genetico di origini differenti. Una svolta epocale! Utilizzando gli enzimi di restrizione si poteva inserire all’interno di plasmidi batterici un gene esogeno. I batteri così ottenuto risultavano degli organismi geneticamente modificati, delle bio-fabbriche capaci di produrre molecole e proteine a piacimento.

Cohen deciderà di proseguire con l’attività di ricerca, Boyer invece, con il giovane venture capitalist Robert Swanson, darà vita a Genentech Inc., dando inizio nel 1976 ad un percorso monumentale. Investendo inizialmente appena 1000 dollari, equivalenti a 3000 euro odierni, nel 1977 l’azienda riesce, utilizzando batteri E. Coli ricombinanti, a produrre una proteina umana, la somatostatina. Ovviamente il misticismo da Silicon Valley vuole farci credere ai garage come le fucine delle più grandi multinazionali. La prima Genentech non era totalmente priva di risorse, aveva trovato investitori proprio a fronte della promessa di riuscire ad ottenere in due anni somatostatina e insulina ricombinante.
L’obiettivo viene raggiunto ampiamente, l’anno seguente il primo ormone arriva l’insulina, è il 1998 ed oltre a Genentech c’è un co-vincitore, Eli Lilly. La grande azienda farmaceutica aveva capito il potenziale delle moderne biotecnologie e per la corsa all’insulina, mercato molto fruttuoso, teneva i piedi in due staffe.
Genentech ha infatti avuto rapidamente delle rivali sul nuovo mercato dei biofarmaci: Walter Gilbert, Premio Nobel per la Chimica nel 1980 insieme a Paul Berg e Frederick Sanger per il celebre metodo di sequenziamento dei nucleotidi, e Philipp Sharp, genetista Premio Nobel nel 1993 per aver co-scoperto con R. J. Roberts lo “splicing”, parteciparono alla creazione di un consorzio di uomini di scienza e di finanza con la volontà di cavalcare il nascente mercato del DNA ricombinante, dando vita alla Biogen.
Genentech vince la corsa all’insulina ricombinante con una scappatoia legislativa degna di nota. La Conferenza di Asilomar del 1975, proposta da P. Berg, si era conclusa con una moratoria sull’utilizzo della tecnologia del DNA ricombinante, verranno redatte una serie di severe linee guida per poter procedere con gli esperimenti a riguardo. Provvedimenti appoggiati in pieno da Cohen e Boyer, rettificati dal National Institutes of Health l’anno seguente.
Secondo tali linee guide non poteva essere manipolato ed impiegato nessun gene derivato da cellule umane. E’ qui che Biogen troverà un muro insormontabile ed è sempre qui che Genentech troverà una soluzione al problema. Grazie al ricercatore italiano Roberto Crea verrà sintetizzato in laboratorio il gene dell’insulina umana, artificiale e non estratto dunque da cellule.
Nel 1982 la FDA approva l’insulina ricombinante, verrà commercializzata da Eli Lilly con successo. Successo che ovviamente ricadrà su Genentech tanto da renderla l’azienda biotecnologica più quotata in borsa.
Inizia una galoppata senza fine per l’azienda che regalerà al mondo prodotti rivoluzionari, difficile elencarli tutti. Tra i più importanti il fattore VIII della coagulazione ricombinante, sviluppato nel 1984, nel 1990 il vaccino per l’epatite B, i monoclonali Rituximab e Trastuzumab nel 97 e 98, Bevacizumab nel 2004 e molto altri.

La storia di Genentech non ha una fine, solo un importante cambiamento. Nel 1990 Roche ha acquistato il 60% delle azioni Genentech per 2,1 miliardi di dollari, nel 2009 rileverà il pacchetto azionario rimanente versando in tutto 46,8 miliardi di dollari.

Comparso su Agenzia Eventi

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