E’ incredibile come una sola mente geniale possa impattare così tanto sul progresso di un collettivo, dimostrazione di ciò le opere di personaggi come Da Vinci, Marconi, Einstein, per arrivare alla storia recente con imprenditori come Bill Gates e Jeff Bezos. Proprio un altro imprenditore illuminato sta avendo un impatto considerevole sulle nostre vite, magari senza che noi ce ne rendessimo conto, certo è che la storia lo encomierà e riconoscerà il giusto valore al suo operato. Parliamo di Elon Musk!
Dopo aver dato il via alla transizione elettrica nel mondo dell’automotive con Tesla, ha sconvolto il mondo rilanciando una ormai spenta corsa allo spazio con SpaceX.
Con l’azienda aerospaziale, che ha come obiettivo finale portare l’uomo su Marte, sta percorrendo una strada interessantissima che porterà in tempi brevi ad una alternativa alle connessioni internet terrestri.
Grazie ai razzi lanciatori Falcon 9 e Falcon Heavy, Musk ha in programma di portare in orbita una flotta di quasi ben 12.000 satelliti, questo è l’imponente numero programmato e autorizzato finora. Già con 400 – 1000 satelliti la costellazione permetterà di offrire un servizio di connessione satellitare nelle aree più inaccessibili e estreme della Terra. Il ritmo con cui SpaceX lancia in orbita nuovi satelliti è serrato, secondo le previsioni doveva essere mantenuta una media di poco più di 40 nuovi satelliti ogni mese, le aspettative vengono superate dalla realtà con una media attuale di più di 50 satelliti al mese.
Il progetto “Starlink”, così è nominato, è stato presentato nel 2015 ed è stato approvato, dopo il lancio di pochi satelliti di prova, nel 2018, con l’autorizzazione a lanciare un terzo della flotta. Il primo lancio ufficiale risale al 24 maggio 2019, con una batteria di 60 satelliti. Gli obiettivi commerciali stimano un mercato di 40 milioni di abbonati al 2025, a fronte di un investimento di 10 miliardi di dollari ed un fatturato di 30.
Sembrerebbe dunque che il servizio di connessione satellitare che verrà offerto da Starlink si attesterà sui 750 dollari annui, qualcosa come 53 € al mese (al cambio attuale).
Gli attuali sistemi di connessione satellitare non hanno mai convinto visto l’utilizzo di satelliti geostazionari, cioè in orbita fissa sulla stessa zona della Terra, posti ad una altitudine di 36.000 km, fattore limitante in termini di accessibilità, di latenza e qualità del segnale. I costi poi elevati erano dovuti alle difficoltà con cui fino ad ora un privato poteva lanciare nuovi satelliti in orbita.
Le tecnologie di SpaceX, in particolare il riutilizzo dei razzi lanciatori che atterrano in perfette condizioni, hanno permesso di abbattere i costi e di poter conseguentemente lanciare flotte decisamente più numerose. La svolta essenziale per la qualità del segnale è però permessa dalle orbite scelte, infatti i gusci orbitali sono ad appena a 340 km, 550km, e 1150km. Orbite molto più basse delle precedenti in cui sono previste rispettivamente flotte di 7500, 1600 e 2800 satelliti, per il totale già citato di quasi 12.000 satelliti.
Il primo guscio orbitale ad essere riempito sarà quello di mezzo, cioè dei 550km, e secondo la media di lancio attuale l’obiettivo dovrebbe essere raggiunto in meno di 20 mesi, dunque per giugno del 2022 dovremmo aspettarci un servizio già pronto e funzionante.
Le controversi già sollevatesi non sono poche, la principale quella che vede l’Unione Astronomica Internazionale sostenere la contaminazione dei cieli. Le scie luminose generate dalle batterie di satelliti in orbita bassa renderebbero difficili le osservazioni con telescopi ottici a grande campo o con radiotelescopi.
Musk si è già reso disponibile a collaborare per evitare la compromissione delle ricerche astronomiche ed ha corretto il tiro rispetto ai primi satelliti lanciati. Le nuove batterie adotteranno una tecnologia in grado di schermare il satellite e i pannelli solari montati avranno un’angolatura tale da evitare eccessive riflessioni.
Cosa certa è che quando questo personaggio si muove sposta gli equilibri, dopo infatti i primi passi di Starlink si è acceso l’interesse ed una aspra concorrenza. Numerosi sono i progetti simili di flotte satellitari ad orbita bassa, vedasi il progetto Athena di Facebook, la join venture OneWeb ed il progetto Kuiper di Amazon che sembra fare sul serio, 3236 satelliti già approvati su tre differenti gusci orbitali molto simili a quelli di SpaceX.
Emerge dunque una interessante contrapposizione di vedute: buona connessione per tutti e ovunque, o cieli incontaminati?