Cellule staminali nello spazio

Le condizioni uniche a bordo della Stazione Spaziale Internazionale (ISS) si stanno rivelando un ambiente eccellente per lo studio delle cellule staminali, degli organoidi e della rigenerazione dei tessuti.

In orbita una combinazione di fattori, tra cui la microgravità e l’aumento delle radiazioni ionizzanti, influenza i processi biologici fondamentali. L’assenza di gravità provoca un significativo “scarico” meccanico dei tessuti e gli effetti degenerativi del volo spaziale includono perdita ossea e muscolare, diminuzione della capacità cardiovascolare, difetti nella guarigione delle ferite e delle fratture ossee e funzione immunitaria compromessa. Fondamentalmente, lo spazio fa anche crescere e invecchiare le cellule molto più velocemente di quanto farebbero sulla Terra, consentendo agli scienziati di studiare i cambiamenti legati all’invecchiamento e alla progressione rapida della malattia.
La ISS, che orbita a quasi 400 km sopra la superficie della Terra, è stata la sede di numerosi esperimenti relativi alle cellule staminali negli ultimi dieci anni, uno dei primi è stato dell’Ames Research Center della NASA sugli effetti della microgravità nella rigenerazione dei tessuti. Le prime cellule cardiache derivate da cellule staminali umane sono state inviate nello spazio nel 2016. Più recentemente, nel marzo 2020, i ricercatori dell’Università di Zurigo hanno inviato un carico utile di 250 provette, contenenti cellule staminali per ossa, cartilagine e altri tessuti, per studiare i vantaggi della crescita di tessuto umano in microgravità per l’uso nella medicina rigenerativa di precisione.

Nel 2020 le cellule cerebrali di pazienti con malattia di Parkinson e sclerosi multipla sono state lanciate in orbita bassa per una serie di esperimenti incentrati sulle malattie neurodegenerative.
La Professoressa Catriona Jamieson, direttrice del Sanford Stem Cell Clinical Center presso l’Università della California a San Diego (UCSD), è specializzata in malattie mieloproliferative, una serie di patologie che causano una sovrapproduzione di cellule del sangue e possono portare ad attacchi di cuore, trombosi venosa profonda, coaguli polmonari e sviluppo di leucemie. Nella ricerca di terapie mirate con cellule staminali per tali disturbi, la Stazione Spaziale Internazionale, fornisce un ambiente di laboratorio unico.

Dal gruppo di ricerca della Jamieson a dicembre 2021 è stato spedito sulla ISS un primo pool di cellule staminali ematopoietiche (che formano il sangue) normali. I cambiamenti osservati in queste cellule in un mese a bordo avrebbero richiesto fino a 10 anni sulla Terra.

Un secondo campione è stato inviato nell’aprile 2022, contenente organoidi tumorali e cellule leucemiche marcate con elementi fluorescenti, con l’obiettivo di osservare l’evoluzione e il comportamento delle particolari cellule. Il terzo esperimento ripete essenzialmente il primo con quantitativi di cellule staminali ben maggiori.
Gli esperimenti sulle cellule staminali hanno avuto una crescita importante nei primi anni 2000. Per via di casi di cronaca come Stamina l’opinione pubblica aveva spento i riflettori su questo settore di ricerca, oggi l’attenzione è tornata forte grazie alle possibilità offerte da un ambiente eccezionale come quello della ISS.
Se vi siete mai chiesti perché tante risorse vengono destinate allo spazio la risposta è semplice: conoscenza!

Photo by Jeremy Thomas on Unsplash

Comparso su Agenzia Eventi

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