Enthera è una start-up biotech decisamente anomala, la sua natura non è propriamente quella di uno spin-off, tantomeno di una start-up nata da zero.
Il know-how scientifico alla base dell’iniziativa è quello sviluppato dal Prof. Paolo Fiorina e dalla Prof.ssa Francesca D’Addio presso l’Ospedale San Raffaele di Milano, si tratta dell’asse IGFBP3/TMEM219, regolante l’apoptosi (processo di morte) di cellule staminali intestinali, pancreatiche e di altri tessuti.
La spinta imprenditoriale arriva invece totalmente da un player esterno, BiovelocITA S.r.l., il primo acceleratore italiano dedicato alle aziende biotech, fondato da Silvano Spinelli, Gabriella Camboni e Sofinnova Partners, società di Venture Capital leader a livello internazionale nel settore delle life sciences.
È il 2016 e BiovelocITA, nato appena un anno prima, ha già raccolto oltre 7 milioni di euro dai fondatori e da altri investitori italiani. Decide quindi di investire circa 1,5 milioni di euro, nell’arco di 18 mesi, in questa ricerca condotta principalmente presso il San Raffaele. Costruisce così, insieme al team di ricerca di Fiorina e D’Addio, una start-up con la missione di trattare patologie autoimmuni con assenza di terapia o con trattamenti non risolutivi. Si tratta in particolare di malattie infiammatorie intestinali, come il morbo di Chron, e altri stati patologici derivanti dal diabete di tipo 1 (T1D). L’idea, grazie anche al grande credito internazionale di Silvano Spinelli e Gabriella Camboni, riscuote un grande successo, l’entusiasmo si tramuta in finanziamenti. Nel 2018 arriva il round guidato da Sofinnova Partners che consegna a Enthera 4 milioni di euro.
Se 4 milioni già rappresentavano una grande somma per una start-up italiana, il finanziamento messo a segno nel 2020 porta Enthera su tutt’altra dimensione: un round di 28 milioni di euro. Nel 2021 Enthera estende il finanziamento raccogliendo un totale di 35 milioni di euro, il più grande round di finanziamento sostenuto da fondi di venture capital per un’azienda italiana attiva nelle biotecnologie. I fondi raccolti serviranno per le fasi finali di sviluppo del principale prodotto nella pipeline, il farmaco Ent001, un anticorpo monoclonale.
Il trattamento ha l’obiettivo di ristabilire le disregolazioni dell’asse IGFBP3/TMEM219 nei pazienti con T1D e IBD. Tra il recettore TMEM219 e il suo ligando IGFBP3, vi è un equilibrio dinamico e strettamente regolato. La ricerca presso l’Ospedale San Raffaele ha evidenziato che gli squilibri nel percorso, a causa di livelli anormalmente elevati di IGFBP3, portano alla morte cellulare di massa, svolgendo quindi un ruolo chiave nello sviluppo e nella progressione di malattie autoimmuni.
Il farmaco Ent001 è attualmente l’unico farmaco in fase di sviluppo con la capacità di ristabilire la funzionalità delle cellule beta pancreatiche e intestinali e, conseguentemente, la funzione d’organo nei pazienti.
La crescita di Enthera è frutto di un modello culturale nuovo e in evoluzione, che fino a pochi anni addietro sembrava non esserci in Italia, ponendola in ritardo nei confronti del resto d’Europa. Oggi, la grande scienza accademica presente nei nostri istituti pubblici e privati ha gli strumenti adatti per crescere.
Comparso su Agenzia Eventi